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venerdì 6 dicembre 2013

A CHI FA PAURA L'ALBERO? La fobia malsana e dilagante dell'"albero killer"

A CHI FA PAURA L'ALBERO?
La fobia malsana e dilagante dell'"albero killer"

Un pino domestico crollato al suolo per colpa del maltempo -  foto Alberto Colazilli (Archivio Co.n.al.pa.)

Roma, 1 dicembre 2013. Una tempesta di vento fa crollare un imponente Pinus pinea sulla Cristoforo Colombo che schiaccia un povero motociclista di passaggio. Torna la polemica degli "alberi killer" che uccidono senza pietà inermi cittadini di passaggio! Un precedente nel 2009 quando morì un altro motociclista sempre sulla Cristoforo Colombo. I pini, improvvisamente, diventano pericolosissimi e vanno domati nella maniera più drastica possibile, anche con potature anti-estetiche. E' cosa rispondono gli addetti ai lavori: lo si fa per la sicurezza e l'incolumità delle persone. 
Sui giornali si legge subito che l'albero è diventato un assassino! Una volta l'albero era visto come un importantissimo essere vivente produttore di ossigeno e generatore di vita sulla terra!  Ma come? Adesso sono diventati dei mostri? A chi fa veramente paura l'albero? Chi alimenta il mito degli "alberi killer"?
Occorre fare un'attenta riflessione perchè la situazione è già molto grave. Gli albericidi in molte regioni d'Italia hanno provocato danni ingentissimi al patrimonio storico-paesaggistico nazionale. E si tratta di danni irreversibili!  
Basta finire contro un albero, per l'alta velocità, per l'alcool, per la droga o per distrazione e subito sui giornali si legge che l'automobilista è stato ucciso dall'albero. E la "caccia all'albero killer" diventa feroce, promossa anche dalle alte sfere, con squadre di operai in assetto da combattimento armati di motoseghe fumanti, dando sfogo ai propri istinti omicidi e diventando simbolo di un pericoloso imbarbarimento della cultura italiana.
Contemporaneamente, in alcuni paesi anglosassoni, paesaggisti e amministrazioni pubbliche  fanno studi intelligenti sulle alberature stradali; si è scoperto infatti che gli alberi piantati lungo le strade possono diventare fondamentali per la diminuzione della velocità in prossimità dei centri abitati.
Tra chi ama veramente gli alberi e il paesaggio è piombata indignazione e moltissima tristezza. Le notizie di drastiche potature o di abbattimenti in massa ci cadono addosso come macigni. E  ci sentiamo impotenti, con le mani legate, quasi a lottare contro un "muro di gomma" di indifferenza e di paura. La mania persecutoria dell'albero killer dilaga ovunque, parallelamente alla crisi economica e alla crisi isterica del popolo italiano sempre più infelice e rissoso. Aumentano i cittadini impauriti di ogni vento forte, nevicata o pioggia. E più gli eventi diventano estremi più il terrore si fa acuto e implacabile. Come si fa a vivere così, sempre depressi e violenti, sospettosi non solo del vicino di casa ma anche dello stesso povero alberello davanti al recinto o in giardino!? Bisogna capitozzarlo perchè i rami possono cadere sulla macchina, sul recinto, sul muretto nuovo appena rifatto, sulla casa del vicino, sul tetto... Bisogna reprimere la vigorosità degli alberi perchè sono troppo imponenti e quindi diventano pericolosi! Un albero troppo alto non può essere gestito quindi va riabbassato e va rieducato! E' l'apoteosi del dominio dell'uomo sulla Natura. A questi livelli di stupidità ci si arriva per colpa di una errata informazione che crea il panico e il mito dell'albero schiaccia uomini e della Natura psicotica, killer spietata che punisce. E il tutto viene peggiorato dalle continue richieste di risarcimento danni da parte di cittadini irrequieti pronti a spillare soldi alle amministrazioni già in rosso. La lettera dell'avvocato, la sentenza del giudice, la macchina colpita dal ramo caduto dopo la nevicata, la signora caduta sulle radici affioranti sul marciapiede... e chi più ne ha più ne metta.
Si taglia, si elimina tutto senza neppure informare i cittadini sul perchè è caduto un albero. I cestelli con le gru che si allungano su per il cielo, il rombo assordante delle motoseghe, l'odore della linfa degli alberi o della resina dei pini che ti annuncia l'avvenuto massacro. Sono veramente pochi quelli che spiegano senza giri di parole le cose come stanno. Se gli alberi cadono e uccidono è perchè ci sono cause principalmente antropiche che riguardano proprio la gestione dell'apparato radicale dell'albero e la manutenzione intelligente della chioma. E poi ci sono le cure fitosanitarie, la carenza di controlli per dagnosticare eventuali marciumi o malattie del legno. Tali problemi, poi, esplodono quando ci sono eventi meteorologici estremi.
E' pura follia abbattere tutti gli alberi e creare il deserto nelle città. Casomai si deve colpire con durezza chi va a tagliare le radici con lavori di manutenzione sulle strade e chi ha potato male destabilizzando l'albero fino a renderlo pericolosissimo. Chi uccide è sempre l'uomo, che non vuole più comunicare con la Madre Natura. Come non evidenziare quegli episodi eclatanti in cui certi alberi vengono ridotti ai minimi termini, distrutti nella chioma o addirittura abbattuti perchè si dice possono cadere al suolo con le nevicate! Della serie: elimino la causa alla radice. Quando in realtà basterebbe un pò di sana manutenzione fatta da personale esperto!
Come si fa a uscire da questa spirale di paura per la Natura che poi si trasforma in albericidio? Una cosa sola si può fare: ricominciare con l'educazione ambientale nelle scuole e fare più informazione possibile nella maniera intelligente, utilizzando tutti i canali mediatici, spiegando che chi manomette la stabilità degli alberi non fa altro che provocare danni a persone o cose. A questi livelli di fobia estrema e ben radicata nel tessuto sociale anche le leggi di tutela rischiano di non essere efficienti. I privati cittadini, purtroppo, vengono lasciati da soli di fronte a situazioni difficili. Le Amministrazioni diventano latitanti sul territorio e per risparmiare soldi fanno fare delicatissimi lavori di gestione del verde di pregio a persone che non capiscono nulla di radici degli alberi o potature, causando danni gravissimi che poi si possono ripercuotere sulle attività sociali.
Alberto Colazilli

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